Tentato omicidio a Villa d’Adda Il presunto killer ha un alibi: scarcerato
Il caso: scarcerato il 25enne accusato di aver sparato al volto di un 19enne. Il racconto del ferito non regge.
Il caso: scarcerato il 25enne accusato di aver sparato al volto di un 19enne. Il racconto del ferito non regge.
La Corte ha deciso: niente televisioni nè fotografi per la sentenza del processo a Massimo Bossetti.
Il pm di Bergamo Letizia Ruggeri, a conclusione della sua replica, ha chiesto alla corte di revocare l’ordinanza con la quale ammetteva le riprese televisive della lettura della sentenza del processo per l’omicidi di Yara Gambirasio.
Intercettata a Redona: per gli inquirenti è l’opera di un mitomane.
Venerdì il processo a Massimo Bossetti vedrà gli interventi degli avvocati Pezzotta e Pelillo.
Caso Yara, il pm Letizia Ruggeri ha chiesto l’ergastolo e 6 mesi di isolamento per Massimo Bossetti. Una requisitoria fiume che si è protratta per due udienze e 13 ore: la prima è durata 8 ore, la seconda 5. Ecco i dieci punti principali dell’accusa.
La requisitoria del pm di Bergamo Letizia Ruggeri per il processo a carico di Massimo Bossetti, accusato del delitto di Yara.
È durata 8 ore, venerdì 13 maggio, la prima parte della requisitoria del pm Letizia Ruggeri nel processo a carico di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello accusato di aver ucciso Yara Gambirasio. Si torna in aula mercoledì 18 maggio per le richieste finali. Ecco la sintesi dell’intervento del magistrato, tutti i dettagli su L’Eco di Bergamo in edicola il 14 maggio.
«Signor Bossetti, ci dica: perché c’è il suo Dna su Yara Gambirasio?». È solo il calcio d’inizio, ma il pm Letizia Ruggeri cerca subito il gol con pallonetto a sorpresa da centrocampo.
Venerdì 27 novembre nuova udienza al Tribunale per il carpentiere di Mapello accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio
Il pm Letizia Ruggeri punta sulla prova principe: il profilo genetico del muratore corrisponde con Ignoto 1.
Si riapre la querelle tra il pm Letizia Ruggeri e l’esponente del Carroccio. Il gip di Venezia ha disposto che il pm formuli entro 10 giorni l’imputazione coatta.
Il pm Letizia Ruggeri ha ifirmato martedì, di sua iniziativa, un provvedimento di revoca del regime di isolamento giudiziario, in cui da 136 giorni si trovava il muratore di Mapello, accusato dell’omicidio di Yara
«Se si è partiti da un profilo genetico relativo a una persona di cui non si sapeva assolutamente nulla e si è riusciti a ricostruire il suo albero genealogico, quel profilo genetico poi tanto degradato non era, anzi». Non lasciano dubbi le parole del genetista Giuseppe Novelli.
Massimo Bossetti, da 51 giorni in carcere con l’accusa di essere l’assassino di Yara, non si è mosso di un millimetro dalla sua posizione: «Sono innocente». Non sono servite a scalfire la sua granitica determinazione neppure tre ore e mezza di interrogatorio.
«Sulle domande degli inquirenti non entriamo nel merito, ma possiamo dire che Massimo Bossetti ha risposto a tutti i quesiti: la sua vita è stata scandagliata in ogni suo angolo più recondito». Sono queste le parole degli avvocati Claudio Salvagni e Silvia Gazzetti. Bosseti si è proclamato ancora innocente.
Vuole continuare a chiamare «papà» l’uomo che per 43 anni ha creduto suo padre e che lo ha cresciuto. Soprattutto vorrebbe vederlo, perché l’anziano è gravemente malato. Per questo Massimo Bossetti, ha dato mandato ai suoi legali di presentare istanza al pm per autorizzare l’incontro.
Per gli inquirenti , al momento, il dettaglio non riveste un particolare significato ai fini investigativi. Ma un primo report riguardo alle analisi che si stanno compiendo sui computer di Massimo Bossetti parla di tracce relative a immagini pornografiche.
Non è quella di Mapello, via Natta, l’ultima cella agganciata dal cellulare di Yara Gambirasio. E non è alle 18,49 l’ultimo segnale del suo telefonino di marca «Lg». C’è infatti un dato non citato nel decreto di fermo del pm Letizia Ruggeri, e neppure nell’ordinanza di custodia cautelare.
Per difendersi Massimo Giuseppe Bossetti ha rispolverato, davanti ai magistrati di Bergamo, un'ipotesi già circolata qualche settimana dopo la scomparsa della ragazzina di Brembate di Sopra: l'omicidio come «vendetta contro il padre» la punizione per uno sgarro.