«Mio fratello è morto in un incidente» Chiede risarcimento, finisce a processo
Nigeriano rinviato a giudizio con l’accusa di aver denunciato il finto incidente del fratello per ottenere un risarcimento di 175 mila euro da una compagnia.
Nigeriano rinviato a giudizio con l’accusa di aver denunciato il finto incidente del fratello per ottenere un risarcimento di 175 mila euro da una compagnia.
Ancora tu, ma non dovevamo risentirti più? Come il cow boy vendicatore che nei film western torna dal passato, riecco Pietro Maso. Venticinque anni fa uccise papà e mamma per l’eredità, per poter cavalcare l’onda da protagonista tra spider, champagne e camicie di seta.
Sul giubbetto che indossava Yara Gambirasio sono state trovate 29 fibre che, all’analisi dei carabinieri del Ris, sono risultate «indistinguibili» da quelle trovate sui sedili del furgone Daily di Massimo Bossetti.
Una 21enne marocchina nel giro di appena due settimane è finita tre volte in ospedale. Nelle prime due occasioni, l’1 e il 10 gennaio, ha attribuito le lesioni a «cadute accidentali», salvo poi però presentare formale denuncia contro il consorte, un 41enne di Rovetta, incensurato.
Prosegue il processo a Massimo Bossetti. Folla in aula e fuori dal Tribunale. Il giudice bacchetta le parti e il pubblico dopo le tensioni della scorsa settimana: «Non tollereremo più comportamenti oltraggiosi». Espulsa una ragazza del pubblico. Controesame per il criminologo Ezio Denti, consulente della difesa.
Massimo Bossetti, il muratore di Mapello a processo per il delitto di Yara, ha inviato una lettera dal carcere al settimanale «Oggi»: «La mia dignità distrutta».
I giudici di pace: «Sgravio di lavoro, ma già da un anno evitavamo condanne inutili». Sempre sanzioni pecuniarie, ma l’imputato quasi mai in aula. Il questore: «Per i nostri controlli cambia poco»
Il legale del muratore di Mapello: è contenuta in una busta chiusa e nessuno ne conosce il contenuto.
Parla l’avvocato Claudio Salvagni, difensore di Massimo Bossetti
Nella mattinata di domenica 27 dicembre Massimo Bossetti, l’artigiano di Mapello accusato dell’omicidio di Yara, è stato accompagnato alla camera ardente del padre Giovanni, morto per malattia il giorno di Natale. La sorella di Bossetti: «Speriamo che Massimo possa partecipare al funerale: del resto lo avevano già autorizzato per due volte a fargli visita quando era ricoverato in ospedale».
In caso di condanna, Benvenuto Morandi potrebbe vedersi contestare anche il danno patrimoniale e non solo quello morale.
In ditta e in famiglia. Così sabato 19 dicembre, ad Arzago, Antonio Monella ha trascorso la sua prima intera giornata da uomo libero dopo la sua scarcerazione dal carcere di Bergamo.
Un anno e sei mesi per aver tentato di imbarcarsi per Malta con un passaporto falso, un mese fa. In Tribunale è stato nuovamente il giorno di Alhali Faowaz, il trentenne siriano che si dice profugo.
Era già stato condannato a 17 mesi di reclusione per stalking nei confronti dell’ex moglie. Ora è stato rinviato a giudizio per accuse analoghe, ma in questo caso nei confronti di una ex convivente.
Sarà il giorno degli Iveco Daily al processo contro Massimo Bossetti per l’omicidio di Yara. Sul banco dei testimoni i proprietari di altri furgoni simili.
Udienza il 17 dicembre ai presunti terroristi della cellula olbiese di Al Qaeda, tra loro anche Muhammad Hafiz Zulkifal, l’imam della moschea di Zingonia arrestato lo scorso aprile perché accusato di terrorismo internazionale e di essere una cellula di Al Qaeda in Italia.
Alali Faowaz, trentenne siriano fermato all’aeroporto di Orio mentre tentava di imbarcarsi con un connazionale minorenne per Malta, è stato processato per direttissima e condannato a un anno e mezzo per la vicenda del passaporto falso. Intanto prosegue l’indagine della Dda per terrorismo: l’uomo è ancora in isolamento in carcere. Sul suo telefonino erano state trovate foto pro Isis.
Caso Yara, mercoledì 16 dicembre nuova udienza nel processo a carico di Massimo Bossetti, accusato dell’omicidio della tredicenne di Brembate Sopra.
Si è concluso il processo a carico dell’uomo di 59 anni, di origini marocchine, in carcere con l’accusa di tentato omicidio: condannato a 7 anni. Alla moglie che lo aveva accusato di averla colpita «perché non volevo mettere il velo islamico» un risarcimento provvisionale di 50 mila euro. Lui nega: frequentavo poco la moschea, il velo non c’entra.
Depositata in Tribunale venerdì 4 dicembre l’integrazione della consulenza di Ignoto 1. Questione tecnica, ma importante per il processo.