Il pm Letizia Ruggeri lascia il carcere dopo l'interrogatorio
Il pm Letizia Ruggeri lascia il carcere dopo l'interrogatorio
Il pm Letizia Ruggeri lascia il carcere dopo l'interrogatorio
Un giovane immigrato accoltellato e soccorso per strada a Osio Sopra, ora ricoverato all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo dov’è stato operato. E poi tracce di sangue all’interno di un appartamento di Dalmine, a circa due chilometri di distanza.
Per Massimo Bossetti martedì 8 luglio è il giorno del faccia a faccia con il pm Letizia Ruggeri, che questa mattina varcherà la soglia del carcere di via Gleno per interrogarlo. Un incontro chiesto proprio da lui, dall’uomo che da venti giorni ormai si trova dietro le sbarre, in isolamento.
Dieci anni passano veloci come il rullio delle slot machine. O lenti, terribilmente lenti. E che fatica uscire da una dipendenza che ti toglie la dignità. I dieci anni di Pietro sono quelli che la malattia del gioco d’azzardo gli ha rubato.
A voler usare l’algida terminologia alfanumerica degli inquirenti, sarebbero «Ignoto 2» e «Ignota 3». Ci sono due dna repertati sul luogo del delitto che non sono mai stati attribuiti, tracce biologiche ritenute poco significative e rimaste sempre al margine dell’indagine sull’omicidio di Yara.
Non ci sono i peli di Massimo Bossetti fra quelli analizzati dagli esperti dell’Università degli studi di Pavia, su incarico del pm Letizia Ruggeri, che coordina le indagini sul delitto di Yara Gambirasio.
Irina non è stata l’unica «lucciola» ad abbandonare il figlio in ospedale subito dopo il parto. Secondo la Fondazione Gedama, c’è almeno un altro caso analogo a quello emerso durante l’indagine sul racket di albanesi. Prostituzione, la mappa delle gang. Clicca qui
Dalle prime luci dell’alba i Carabinieri del Comando Provinciale di Bergamo stanno dando esecuzione a 47 provvedimenti cautelari del Gip di Bergamo nei confronti di appartenenti a gruppi criminali (romeni, albanesi, italiani) accusati di sfruttamento della prostituzione.
Prima la clamorosa rivelazione: sono stati trovati anche peli di «Ignoto 1» (e quindi di Massimo Bossetti, per gli inquirenti) sul corpo e sugli indumenti di Yara. Poi la rettifica: la notizia è falsa. È un vero giallo nel giallo quello che ha tenuto banco nella serata di venerdì.
Dalla Germania allo stadio di Bergamo, probabilmente richiamati, più che dal fascino della partita, dalla battaglia che si annunciava contro i veronesi, acerrimi nemici degli ultrà atalantini. Proseguono le indagini della Digos sui disordini del 19 aprile.
C’è un accertamento tecnico che in queste ore tiene impegnata una parte degli investigatori e che potrebbe mettere in discussione la ricostruzione fornita in interrogatorio da Massimo Bossetti riguardo al tardo pomeriggio del 26 novembre 2010, quando Yara fu rapita e uccisa.
Il M5S ha depositato una mozione di sfiducia contro il Ministro dell’Interno Angelino Alfano per «la clamorosa “svista” istituzionale dell’ex braccio destro di Berlusconi sul caso Yara». «Pur di millantare meriti - dice una nota - non ha esitato a rivelare notizie riservate».
Inquirenti e investigatori che si occupano del caso di Yara Gambirasio faranno il punto sulla situazione delle indagini oggi in Procura a una settimana dal fermo di Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore bergamasco fermato lunedì scorso.
«Sapeva tutto e ne avevano anche parlato. Ester, la madre di Massimo Giuseppe Bossetti aveva capito perfettamente che il Dna trovato sul corpo di Yara Gambirasio era del figlio Massimo Giuseppe». Lo scrive Tgcom24.
Una banale lite sarebbe all’origine della morte di Giuseppe Pesenti, il vetraio 61enne di Azzano San Paolo aggredito nella notte tra sabato e domenica scorsi.
Alle 17,45 del 26 novembre 2010 dal cellulare di Massimo Bossetti parte una chiamata al cognato Osvaldo Mazzoleni, il marito della sorella Laura. È questa l’ultima comunicazione del presunto assassino di Yara Gambirasio prima che il suo telefono si ammutolisca per tredici ore.
«In questi giorni dobbiamo pensare solo a pregare per la famiglia Bossetti, perchè stanno soffrendo più di noi»: è questo il pensiero di Fulvio Gambirasio, padre di Yara, riferito da don Corinno Scotti, parroco di Brembate da sempre vicino alla famiglia.
Conferenza stampa degli inquirenti dopo il fermo di Massimo Bossetti. Il procuratore capo Dettori: «Polemiche aride e stupide sulle cifre impiegate per l’indagine: di fronte ad un’adolescente uccisa, lo Stato non deve badare a spese».
Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello, resta in carcere. Anche se il gip Ezia Maccora non ha convalidato il fermo «poiché dagli atti non si evince alcun elemento concreto e specifico dal quale desumere il pericolo di fuga». Leggi le 6 pagine su L’Eco di Bergamo del 20 giugno
Massimo Giuseppe Bossetti è stato interrogato stamattina dal gip e ha affermato che nel tardo pomeriggio del 26 novembre 2010, quando scomparve Yara Gambirasio, si trovava a casa.Il muratore «ha risposto a tutte le domande» che gli sono state poste dal gip, ha spiegato il legale.