Istanbul, terrorista spara all’impazzata Terrore in discoteca: almeno 39 morti
È di almeno 39 morti e 69 feriti l’ultimo bilancio ufficiale di un attacco armato avvenuto in una famosa e affollatissima discoteca di Istanbul nella notte di Capodanno.
È di almeno 39 morti e 69 feriti l’ultimo bilancio ufficiale di un attacco armato avvenuto in una famosa e affollatissima discoteca di Istanbul nella notte di Capodanno.
La commissione presieduta da John Chilcot lascia agli storici un netto atto d’accusa nei confronti dell’ex premier britannico Tony Blair: «L’invasione dell’Iraq nel 2003 fu decisa in modo affrettato. C’erano altre opzioni pacifiche, perché non esistevano minacce imminenti da parte di Saddam Hussein».
La camera ardente è semplice, semplicissima: la bara di Maria,un tralcio di rose bianche. Su una parete, un quadro con colorate figure stilizzate, forse un ricordo di viaggio.
E’ scattato alle 7.40 ora locale, le 3.40 in Italia, il blitz delle forze speciali nel ristorante Holey Artisan Bakery di Dacca, capitale del Bangladesh. Qui, da venerdì sera alle 21:20 ora locale (le 17:20 in Italia), un commando di terroristi islamici teneva in ostaggio almeno venti persone, fra le quali sette italiani, dopo aver ucciso due poliziotti.
Gli attentati suicidi in Turchia stanno ormai diventando una routine: basti ricordare quello di luglio a Suruc (30 morti), i due di Ankara ad ottobre (102 morti) e altri quattro minori nel solo 2015.
«Voi non avete idea». Alle 14 di lunedì 23 novembre Mauro Rota, presidente del Circolo di Bruxelles dell’Ente bergamaschi nel mondo, comunica ufficialmente che la «Settimana bergamasca» nella capitale belga è annullata. Avrebbe dovuto cominciare mercoledì 25.
Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu lancia un segnale di unità nella lotta all’Isis. I Quindici hanno approvato all’unanimità la risoluzione presentata dalla Francia in risposta agli attentati di Parigi, che invita gli Stati membri «a raddoppiare e coordinare gli sforzi per prevenire e reprimere gli atti terroristici».
Gli Stati membri della Ue hanno concordato formalmente di rafforzare i controlli alle frontiere esterne dello spazio Schengen con «una modifica mirata» delle norme che regolano lo spazio di libera circolazione dei cittadini.
La risposta armata contro l’Isis (Islamic State of Iraq and Siria) o Daesh (iniziali arabe di «Stato islamico dell’Iraq e del Levante») è necessaria ed è già in corso. Ma poiché la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi, ciò che manca all’imponente coalizione contro l’Isis è proprio la politica. Ciascuno tira in direzione diversa.
Ci sono dettagli che dicono più di tante parole. Nelle siringhe trovate a Parigi nella stanza di Salah Abdeslam, uno dei terroristi del commando che ha seminato morte nella capitale francese, sarebbero state rinvenute tracce di Captagon, un’anfetamina che toglie la paura.
Attentato jihadista all’hotel Radisson Blu di Bamako, albergo di lusso frequentato dagli stranieri nel centro della capitale del Mali, Paese dell’Africa occidentale. Bilancio delle vittime: 27 morti. Gli assalitori hanno condotto l’attacco al grido di «Allah è grande». Al momento ci sarebbero quattro morti,almeno un francese, e diversi feriti. La Farnesina: nessun italiano coinvolto.
«Se hai avuto la fortuna di vivere a Parigi da giovane, dopo, ovunque tu passi il resto della tua vita, essa ti accompagnerà perché Parigi è una Festa Mobile». Quando Hemingway arrivò a Parigi non era ancora Hemingway. Era un ragazzo di 22 anni che sognava di diventare scrittore. A Parigi, grazie alle enormi possibilità intellettuali che la città gli offriva, capì che lo sarebbe diventato.
«Quello che mi ha colpito di più è vedere i grandi piangere». Prendi una classe di terza elementare, fuori gli alberi con le foglie rosse e la nebbia di un autunno che ormai arrossa tutti quei nasi pieni di lentiggini. I bambini lo sanno cosa è successo a Parigi e nascondere i fatti di venerdì sarebbe anacronistico.
Dopo la strage in spiaggia parla Marisa Impellizzeri, titolare del tour operator «Noramatunisia» di Bergamo: «Il progetto è chiaro: arabizzare non solo la Tunisia, ma tutta l’area mediterranea».
Alessandro Abati di Alzano e la sua compagna Aigerim di origini kazake sono tra le 14 vittime dell’attacco talebano del 13 maggio alla guesthouse di Kabul, in Afghanistan. Vivevano insieme in Kazakistan e si sarebbero dovuti sposare a luglio a San Pellegrino Terme.
«Siamo in vostre strade», recita il biglietto minaccioso dell’Isis. E tra queste strade c’è anche il tratto bergamasco dell’autostrada A4: lo svincolo nei pressi del casello di Dalmine, in direzione di Milano, e il tratto verso Bergamo, con all’orizzonte la «Torre dei venti» di Alziro Bergonzo, nei pressi del casello.
Sono scattati sabato 25 aprile gli interrogatori dei dieci stranieri arrestati venerdì dalla Digos di Sassari che facevano parte di una cellula terroristica legata ad Al Qaida che aveva al vertice il capo della comunità pakistana di Olbia, Sultan Wali Khan, e l’imam di Bergamo e Brescia Hafiz Muhammad
Zulkifal.
Ci sono anche alcuni bergamaschi a bordo delle navi da crociera ormeggiate al porto di Tunisi e dalle quali ieri mattina erano sbarcati alcuni turisti finiti ostaggi al museo del Bardo. I turisti bergamaschi non avrebbero però preso parte all'escursione organizzata, ma sarebbero rimasti sulla nave, senza dunque correre alcun pericolo.
Una volta tanto, ieri le aule di Montecitorio e di Palazzo Madama non erano desolatamente deserte durante una discussione di politica estera: evidentemente anche i deputati e i senatori, almeno una parte di loro, hanno capito che l’emergenza libica di cui riferiva di prima mattina il ministro Paolo Gentiloni non è una questione da prendere sottogamba.
Scoppia Oltremanica la polemica sulla possibile limitazione di mezzi di comunicazione diffusissimi ma non molto controllabili.